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S. Freud, La femminilità (lezione 32)
in Introduzione alla psicoanalisi



Una scheda di lettura

Quella tra "maschile" o "femminile", scrive Sigmund Freud, è la prima distinzione che viene fatta quando si incontra un essere umano.

E tuttavia esiste in ognuno una forma di bisessualità, perché parti dell'apparato sessuale maschile si riscontrano anche nel corpo della donna. La proporzione in cui il maschile e il femminile s'intrecciano nell'individuo è soggetta a oscillazioni assai rilevanti e ciò che costituisce la mascolinità o la femminilità è un carattere sconosciuto, che l'anatomia non può afferrare.

La distinzione non è psicologica: quando si dice maschile di regola si intende attivo, mentre con femminile si vuol dire passivo.

Freud così si propone non di descrivere ciò che la donna è, ma di indagare il modo in cui diventa tale, sulla base di due presupposti: il primo è che la costituzione non si adatti alla funzione senza riluttanza; il secondo è il fatto che le svolte decisive sono avviate o compiute già prima della pubertà.
È accertato, scrive Freud, che la bambina non può essere definita intellettualmente inferiore; entrambi i sessi infatti sembra che attraversino le prime fasi dello sviluppo libidico in modo analogo. Nella bambina tuttavia, col passaggio dalla fase fallica alla situazione edipica, è uno spostamento dell'oggetto amoroso che dalla madre diviene il padre. Col volgere del tempo la bambina deve anche cambiare zona erogena, mentre il maschio li mantiene entrambi.

Come passa la bambina dall'una all'altra fase?

L'attaccamento verso la madre è destinato a cedere il posto a un sentimento simile per il padre, ma non si tratta semplicemente di un cambio di oggetto, perché l'affetto si trasforma in odio e la relazione tra le due donne diviene apertamente ostile. L'attaccamento verso la madre viene a cessare, sostiene il padre della psicoanalisi, a causa del complesso di evirazione.
La scoperta della propria evirazione (e la conseguente invidia del pene) è un punto di svolta nello sviluppo della bambina.
Da essa si aprono tre indirizzi di sviluppo:
il primo porta a un cambiamento del carattere nel senso di un complesso di mascolinità;
il secondo conduce all'inibizione sessuale o alla nevrosi;
il terzo alla femminilità normale.

Con l'abbandono della fase fallica, la bambina rinuncia parzialmente all'attività e la passività ha ora il sopravvento. Solo con la comparsa del desiderio del pene il nuovo bambino (bambola) diventa un bambino avuto dal padre e l'oggetto, da quel momento, del più forte desiderio femminile. E infatti, è soltanto il rapporto col figlio a dare alla madre una soddisfazione illimitata.
Il risultato estremo di questo complesso di mascolinità sembra essere l'influsso esercitato sulla scelta sessuale.
"È nostra impressione, conclude Freud, che alla libido sia stata fatta maggior violenza allorché la si è costretta al servizio della funzione femminile e che la natura tenga meno conto delle esigenze femminili che di quelle della virilità". Infatti, la realizzazione della meta biologica (l'accoppiamento sessuale) è stata affidata all'aggressività dell'uomo e resa entro certi limiti indipendente dal consenso della donna.


Ipertesto a cura di Francesca Di Donato (france[at]sssup.it) Valid XHTML 1.0!