Le mani del passato

Maria Chiara Pievatolo

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista "Linux Magazine"

13-11-2004 22:49:43


Sommario

Link rilevanti

Jesse Jordan era uno studente di informatica al Rensselaer Polytechnic Institute di Troy, nello stato di New York. Nel corso dei suoi studi aveva prodotto un search engine per l'intranet del politecnico, aggirando un difetto del sistema di file sharing di Windows e applicandovi un programma di ricerca scritto da altri. Nella primavera del 2003, la RIAA, la potentissima associazione dei discografici americani, denunciò lui e altri tre ragazzi della sua età per violazione del diritto d'autore. Il suo motore di ricerca non poteva fare a meno di trovare tutto quello che era contenuto nelle porzioni di hard disk pubbliche dei computer dell'intranet; perciò, non poteva evitare di indicizzare anche brani musicali, eventualmente protetti da copyright. Per questo, secondo la RIAA, chi lo gestiva era colpevolmente a capo di una rete finalizzata alla condivisione non autorizzata di materiale coperto da diritto d'autore.

Questa accusa era chiaramente inconsistente. In una biblioteca cartacea, il catalogo svolge una funzione simile a quanto, in rete, fanno i motori di ricerca: ma a nessuno verrebbe in mente di accusare un bibliotecario di complicità nel plagio, se indicizzasse nel suo catalogo un libro con del materiale plagiato. Né, tanto meno, coinvolgerebbe nell'accusa chi avesse inventato o semplicemente migliorato il metodo di catalogazione usato nella sua biblioteca. Eppure Jesse Jordan dovette consegnare alla RIAA tutti i suoi risparmi, per evitare il processo. Infatti una causa gli sarebbe costata almeno 250000 dollari. E, per il sistema giudiziario americano, Jesse ara troppo povero per potersi permettere di farsi dare ragione in tribunale. La RIAA gli aveva fatto un'offerta che non si poteva rifiutare.

Lawrence Lessig racconta molte vicende come questa nel suo Free Culture: “è il mondo della mafia – pieno di offerte 'o la borsa o la vita', regolato alla fine non dai tribunali, ma dalle minacce che giuridicamente i detentori del copyright hanno il potere di fare. E' un sistema che evidentemente e necessariamente soffocherà l'innovazione.” (p. 181) Jesse Jordan, che ha imparato tutto questo sulla sua pelle, lo può testimoniare. La RIAA è riuscita a trasformare un informatico in un attivista politico. (p. 52)

Da attivista politico, Lessig ha tentato di allentare la morsa del copyright. Per quanto esso duri settant'anni dalla morte dell'autore, solo poche opere conservano per tanto tempo un interesse commerciale. Ma ripubblicare le altre non è facile, perché col passare del tempo diventa sempre più arduo rintracciare i detentori dei diritti. Lessig propose di richiedere, trascorsi cinquant'anni, una registrazione del copyright, dietro pagamento di un dollaro, perché questo continuasse ad essere valido; altrimenti l'opera sarebbe ricaduta nel dominio pubblico. Nel maggio 2003, quando sembrava che il Congresso avrebbe trasformato in legge la sua proposta, la MPAA, la potente lobby dei produttori cinematografici americani, intervenne per bloccarla. La modifica di Lessig non avrebbe messo in discussione la loro proprietà intellettuale, qualora avessero voluto sacrificare un dollaro per continuare a goderne i diritti. Avrebbe, tuttavia, costituito un ambito, definito in modo chiaro, di opere liberamente disponibili per tutti, e dunque una pericolosa concorrenza. Lo scopo dei membri della MPAA, scrive Lessig, “non è semplicemente proteggere quello che è loro. E' assicurarsi che tutto quello che c'è sia loro”. (p. 255) Ma se, ogni volta che vogliamo elaborare qualcosa di nuovo a partire da ciò che è dato, abbiamo bisogno di trovare chi ci autorizzi, “il futuro verrà controllato dalla mano morta del passato” (p. 258) Il fatto che l'arma del copyright sia solitamente impugnata dai vecchi contro i giovani non è soltanto una curiosità anagrafica.

Link rilevanti

[Jesse Jordan] il sito di Jesse Jordan.

Home