Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista "Linux Magazine"
03-05-2005 19:58:52
Sommario
Nel novembre 2001, presso la School of Law della Duke University si tenne una conferenza dedicata al dominio pubblico, cui appartiene tutta la produzione intellettuale esclusa dalla proprietà privata, che tutti noi possiamo usare e rielaborare liberamente. A questa conferenza parteciparono giuristi, artisti, scienziati politici, storici della letteratura. Si parlò anche di Linux e della GPL, ma solo come un caso particolare di un problema più ampio.
Siamo abituati a pensare al patrimonio di codici, testi e idee pubblicamente condivise solo in negativo: mentre i diritti di proprietà privata intellettuale sono rivendicati e sostenuti positivamente da individui e soprattutto da grandi aziende, il dominio pubblico è semplicemente quello che, per ora, ne rimane fuori. La stessa GPL, per creare codice di pubblico dominio, deve ricorrere al copyright, cioè allo strumento della proprietà intellettuale privata. Infatti, sul piano giuridico, non si riconosce la necessità di una tutela pubblica o altrimenti collettiva di ciò che è comune. Ma questo destino non è inevitabile.
Fino ad un passato abbastanza recente, chi provocava danni ambientali con la sua attività poteva essere fermato solo se intaccava interessi di individui abbastanza forti da riuscire a portarlo in tribunale - per quanto, anche allora, tutti preferissero avere aria ed acqua pulita. Difendere questo interesse comune diventò più facile quando i movimenti ecologisti inventarono il concetto di ambiente e lo imposero all'attenzione dei giuristi e dei politici. Quando si parla di ambiente, si parla di una collezione di interessi diffusi delle generazioni presenti e future, e perfino di creature non umane. Riunire tutti questi interessi in un unico concetto ha permesso di trattarli come un interesse pubblico e di proteggerli molto più incisivamente. Se oggi costruisco una centrale nucleare nel mio giardino, posso essere fermata ben prima che il mio vicino, malato di cancro, trovi il tempo di portarmi in tribunale. E, soprattutto, se cercassi di contestare la tutela pubblica dell'ambiente in nome della intangibilità della proprietà privata, mi metterei in una posizione difficile e sgradevole.
Secondo il giurista James Boyle, che ha organizzato la conferenza del 2001 alla Duke University, anche il dominio pubblico intellettuale deve essere definito positivamente, come è stato fatto con l'ambiente: “l'invenzione del concetto dell''ambiente' mette insieme una serie di istanze altrimenti disconnesse, offre una visione analitica della cecità implicita nel modo di pensare precedente, e conduce alla percezione di interessi comuni ove prima non se ne vedeva nessuno. Come l'ambiente, il dominio pubblico deve venir 'inventato' prima di essere salvato.” 1
Oggi diamo per scontato che la natura sia un interesse di tutti e debba essere protetta. Si tratta, ora, di far capire che tutti noi abbiamo bisogno, per ragionare, per imparare e per creare, di un patrimonio comune di codici e di idee, cioè di un ambiente intellettuale libero. Questo ambiente merita di essere difeso almeno quanto la natura, dove vivono i nostri corpi, perché è l'ambiente in cui vivono le nostre menti. Non sarà un lavoro facile: siamo abituati, come dice l'anonima poesia inglese sulle recinzioni citata da James Boyle nel suo intervento, a preoccuparci dei piccoli ladri che portano via l'oca dal prato, senza accorgerci dei grandi ladri che rubano il prato dall'oca. La conferenza della Duke University è soltanto un inizio.
The law locks up the man or woman
Who steals the goose from off the common
But leaves the greater villain loose
Who steals the common from off the goose.
The law demands that we atone
When we take things we do not own
But leaves the lords and ladies fine
Who take things that are yours and mine.
The Public Domain. in Law and Contemporary Problems. 66, Winter-Spring 2003, 1-2.
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