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Copyright © 2006 Dino Costantini - Edizioni PLUS
Methexis, nel linguaggio platonico, designa il rapporto di partecipazione fra le idee e gli oggetti cui esse si applicano. Anche lo scopo del progetto Methexis è la partecipazione delle idee, non tanto in senso metafisico, quanto in senso politico-culturale. Le idee possono vivere solo se sono lasciate libere, così da poter essere condivise, discusse e propagate. La vita della scienza, come non può essere soggetta a censura politica, così non deve essere sottoposta a recinzioni derivanti dall'estensione della proprietà privata al mondo dello spirito. Le nuove tecnologie rendono possibile mettere in atto la distinzione fra il libro come oggetto fisico, di proprietà privata, e le idee di cui si fa veicolo, che devono essere liberamente partecipate. In questo spirito, i libri Methexis sono commercializzati, nella loro versione cartacea, secondo le restrizioni abituali, ma, nella loro versione digitale, sono distribuiti in rete e possono venir riprodotti per ogni uso personale e non commerciale.
Sommario
L’Europa ama descriversi come la culla della civiltà, il faro della modernità e del progresso, la patria della democrazia e dei diritti umani. Una simile autorappresentazione regge solo relegando nell’oblio la storia coloniale, cui è assegnato un ruolo del tutto marginale nella costruzione dell’ identità politica europea e occidentale. In realtà, come mostra il caso francese su cui si concentra questo libro, c’è un rapporto ambiguo, sin dall’epoca della Rivoluzione, tra la teoria dei diritti umani e l’arbitrio coloniale. Il colonialismo europeo non solo ha regolarmente disatteso i principi democratici e umanitari, ma li ha trasformati in un prezioso strumento al servizio della giustificazione della dominazione, come mostra esemplarmente l’analisi del discorso coloniale dell’epoca dell’apogeo dell’Impero. L’uso strumentale che il colonialismo ha fatto dell’universalismo spiega perché, come afferma Frantz Fanon, «quando un colonizzato sente un discorso sulla cultura occidentale, tira fuori il suo machete o per lo meno si assicura che sia a portata di mano». Il ripresentarsi nella nostra attualità politica di molti argomenti tipici del discorso coloniale, rende la rilettura della critica postcoloniale un prezioso antidoto per una patologia dalla quale l’Europa non si è mai completamente liberata. La contestazione della riduzione dell’umano all’europeo operata da Aimé Césaire, Albert Memmi e Frantz Fanon, potrebbe contribuire alla costruzione di un universalismo postrazziale, che sappia superare i fraintendimenti culturalisti ponendo concretamente la questione propriamente politica di un’integrazione al di là di ogni appartenenza.
Dino Costantini è dottore di ricerca in Filosofia politica e Scienze politiche. Ha studiato a Venezia, Pisa e Parigi. È redattore del Bollettino telematico di filosofia politica e collabora con la cattedra di ‘Sociologia delle migrazioni e delle culture’ dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha pubblicato il volume La passione per la solitudine. Una lettura del Secondo Trattato sul governo di John Locke, Il poligrafo, Padova, 2003.
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