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aggiornamento 27 maggio 2001
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Il Ponte
La rivista è presente sul web ed è raggiungibile cliccando qui. Le schede offerte dal BFP sono di Massimo Gelardi.
![]() 55 (1999), 11-12 Sergio Franzese, Sinistre osservazioni sulla sinistra. Rorty e il mito americano, pp. 91-104. L'articolo commento a Una sinistra per il prossimo secolo (Garzanti 1999) di Richard Rorty si dipana lungo due direttrici, che finiscono per convergere e saldarsi nella critica dell'americanità quale categoria filosofica e coerente esito del percorso intellettuale del filosofo statunitense. Su un versante, obiettivo di Franzese è l'accusa, rivolta da Rorty alla sinistra americana, di aver perso di vista il problema della diseguaglianza economica per abbracciare invece la causa della tutela delle minoranze culturali. In realtà, secondo Franzese, il richiamo di Rorty alle vecchie questioni legate alla dimensione produttiva della società si rivela singolarmente contraddittorio, in quanto sorretto da una lettura dello sviluppo storico e degli eventi correnti condotta in chiave tipicamente sovrastrutturale: la pretesa involuzione della sinistra viene infatti descritta quale semplice conseguenza di nuove infatuazioni intellettuali, mentre è piuttosto il riflesso di mutamenti nel modo di produzione capitalistico (la costituzione mediatico-mercantile del patrimonio simbolico collettivo è processo strutturale, e asimmetrico, del nuovo capitalismo). D'altro canto, insiste Franzese, non è convincente la proposta di Rorty di ricercare la soluzione della questione sociale americana in un approccio radicalmente anticosmopolita, tendente cioè a privilegiare le istanze socioeconomiche nazionali (il che vuol dire ignorare la portata dei processi di globalizzazione) e a valorizzare i contributi della tradizione filosofica statunitense (in realtà segnata da presupposti e circostanze troppo peculiari per essere ancora feconda in un senso rilevante). Le prospettive sopra indicate appaiono nel volume funzionali al progetto (fedele al liberalismo etnocentrico già sostenuto da Rorty) di rialimentare il sentimento patriottico americano. Su questo secondo versante, Franzese segnala non tanto lo sciovinismo in qualche misura intrinseco a ogni nazionalismo, quanto l'infondatezza del nazionalismo rortyano che, poggiando unicamente su rivendicazioni emotive e su realizzazioni virtuali o sognate ed esplicitamente su ideologie e mitologemi, si sottrae a una valutazione critica e intersoggettiva degli effettivi conseguimenti statunitensi, risolvendosi in una pura e semplice riedizione della dottrina di Monroe. (M.G.) 57 (2001), 1 Paolo Sylos Labini e Rosario Villari, Carlo Marx tra economia e ideologia. Una discussione, pp. 77-85. Riprendendo un'intervista a Villari sul metodo storico marxista, Sylos Labini raccomanda di distinguere due Marx: il teorico che ha descritto, e talvolta anticipato, aspetti essenziali dello sviluppo storico e del modo di organizzazione della società capitalistica, e il rivoluzionario che, piegando talora dolosamente la propria ricerca alle esigenze della politica attiva, ha sostenuto una serie di tesi infondate (le tendenze alla pauperizzazione della classe operaia e alla proletarizzazione della popolazione; la teoria del valore-lavoro; la teoria della colonizzazione; la critica alla teoria della popolazione di Malthus). Tra queste, tuttavia, Villari che peraltro rimprovera al suo interlocutore di confondere problemi di metodologia storica con questioni di dottrina economica contesta che vada inclusa quella secondo cui la storia è storia di lotte di classe: secondo lo storico, infatti, è impossibile sostenere, come fa Labini, che le divisioni etniche e religiose hanno storicamente generato più conflitti delle diseguaglianze materiali, giacché di norma le cause del conflitto sociale sono molteplici e interdipendenti (le eresie medioevali, ad esempio, erano strettamente legate a condizioni economiche e tensioni sociali). (M.G.) Franco Battistrada, Repubblicanesimo e teoria politica della sinistra, pp. 92-103. Prendendo spunto dalla rinnovata influenza del repubblicanesimo nella teoria politica anglosassone degli ultimi due decenni (influenza che peraltro stenta ancora a farsi sentire nel dibattito continentale), Battistrada mette in luce i limiti delle filosofie riformatrici derivanti dalla tradizione illuminista. Secondo l'autore dell'articolo, l'abbaglio progressista consiste da sempre nell'aver emarginato la componente che, nella famosa triade che fa da epitome alla Rivoluzione francese, viene definita fraternité, e nell'aver invece pressoché regolarmente privilegiato concezioni e programmi politici ispirati al riduzionismo razionalista se non semplicemente economicista. Il repubblicanesimo, al contrario l'autore fa riferimento in particolare a Repubblicanesimo di Maurizio Viroli (Laterza, 1999) , mostra di tenere nel giusto conto due fattori: in primo luogo, l'importanza dei cosiddetti valori, che, ben prima delle istituzioni, vanno intesi come costitutivi dell'interazione sociale e delle modalità di mediazione tra individuo e collettività; in secondo luogo, la peculiarità del linguaggio politico, del quale va rivalutata pragmaticamente la dimensione retorico-emotiva, particolarmente idonea laddove si ricerchi non il vero ma il bene e l'utile comune. Tali considerazioni Battistrada propone di declinare in una prospettiva più decisamente orientata al conflitto, tramite il ricorso al concetto gramsciano di egemonia: se ogni società deve la sua fisionomia anzitutto al complesso dei valori al suo interno dominanti, ogni pretesa di mutamento della sua struttura politica deve muovere da sistemi assiologico-cognitivi antagonisti volti a decodificare l'assetto normativo esistente, metterne in discussione la legittimità su un terreno di confronto democraticamente pluralista e fornire infine i dettami strategici del suo rovesciamento. La lezione gramsciana, secondo l'autore, va ripresa anche, ed altrettanto urgentemente, allo scopo di un emendamento del tradizionale materialismo marxiano: la direzione da intraprendere sarebbe quella di un materialismo culturalista in senso bioantropologico, che cioè assuma in luogo dei condizionamenti istintuali la componente emozionale e valoriale (il bisogno di senso) come determinante fondamentale dell'agire umano ad un certo stadio evolutivo. (M.G.) 57 (2001), 3 Renato Greco, Diritto e diritti nella globalizzazione, pp. 26-34. L'articolo costituisce una riflessione sulla possibile evoluzione del diritto nell'odierna società globalizzata, ultima e coerente fase di sviluppo del capitalismo. La frammentazione della sovranità e un modello di sviluppo sbilanciato sulla logica del rischio (che si traduce in radicale competitività nel mercato e in insicurezza e instabilità nei progetti di vita individuali e collettivi) paiono destinate a disegnare un universo normativo ispirato da una parte al multilocalismo giuridico, vale a dire alla compresenza di una pluralità di attori istituzionali e privati; dall'altra a una sorta di relativismo giuridico che si traduce nel rifiuto dell'imperativismo costituzionalista o giuspositivista per assecondare l'esigenza del mercato di una giurisdizione flessibile e pragmatica. Per contrastare tale tendenza, secondo Greco, si può partire da quella Carta europea dei diritti fondamentali approvata a Nizza nel dicembre 2000, che, accanto a chiusure (il patrimonio spirituale o europeo), regressioni ed elusioni (non solo la portata di alcuni diritti è ridimensionata rispetto a molte Costituzioni europee, ma a tali diritti non viene assegnato carattere vincolante), contiene gli strumenti per una ridefinizione della sfera pubblica e dei confini del mercato. Seguendo Ferrajoli e Habermas, inoltre, Greco fa notare che l'assenza di una comunità (prepolitica) europea non preclude affatto la redazione di una Costituzione: al contrario, le Costituzioni devono fungere da patti di convivenza tra soggettività eterogenee e ispirare contesti di comunicazione collettivi fondati sull'eguaglianza. (M.G.) |
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![]() ![]() A cura di: Brunella Casalini Emanuela Ceva Dino Costantini Nico De Federicis Corrado Del Bo' Francesca Di Donato Angelo Marocco Maria Chiara Pievatolo Progetto web di Maria Chiara Pievatolo Periodico elettronico codice ISSN 1591-4305 Inizio pubblicazione on line: 2000 ![]() ![]() |
Il settore "Riviste" è curato da Brunella Casalini, Emanuela Ceva, Corrado Del Bo' e Francesca Di Donato. |