Bollettino telematico di filosofia politica
Il labirinto della cattedrale di Chartres
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Ultimo aggiornamento 10 giugno 2002
Pensare l'attualità?

La filosofia politica, per la sua collocazione di frontiera, si trova in una condizione ambigua. Al filosofo politico può, infatti, capitare di usare parole del linguaggio politico contemporaneo, quali identità, globalizzazione, federalismo, così da render difficile tracciare un confine fra impegno culturale e impegno politico, o fra la filosofia politica come disciplina speculativa e la politica nel suo senso quotidiano e pratico.

Una simile confusione è salutata con gioia da chi, stanco delle filosofie che finora hanno soltanto interpretato il mondo, ritiene che si tratti ora di cambiarlo. Tuttavia, come ben sapevano i filosofi antichi per i quali la filosofia era innanzitutto vita teoretica, l'ansia di salire alla ribalta per dire la propria sull'attualità espone all'alienazione di una importante libertà del pensiero. Se il filosofo si sforza di essere al passo coi tempi, quello che Salvatore Veca ha efficacamente definito come "potere d'agenda" non appartiene più a lui, bensì alle concentrazioni politiche e mediatiche che lo detengono - a chi tiene la clessidra e ha la causa nelle sue mani.

Solo chi crede in una filosofia della storia progressiva, per la quale non occorra pensare il futuro ma semplicemente metterlo in atto, può ritenere che il sacrificio dei tempi lunghi della filosofia a favore dei tempi ristretti della politica non sia una perdita di libertà. Lo stesso Hegel, per il quale la filosofia era il proprio tempo appreso col pensiero, era convinto che il senso di ciò che è si potesse afferrare solo al termine del giorno, quando si fosse posata la polvere delle accidentalità. Perfino l'autore della filosofia della storia più sistematica e compiuta, in quanto ha voluto essere filosofo, ha invitato a guardare oltre l'orizzonte ristretto dell'attualità.

A maggior ragione, se non crediamo più nelle filosofie della storia e pensiamo che quanto diciamo e facciamo non debba semplicemente seguire la corrente, ma possa avere una qualche influenza, l'orizzonte ristretto dell'attualità dovrebbe essere rifiutato. Se il "progresso" non è qualcosa di già scritto, che noi dobbiamo solo, organicamente, assecondare, la possibilità del cambiamento può essere introdotta solo dalla nostra libertà intellettuale: in questo senso, chi non sa interpretare il mondo non può essere neppure capace di cambiarlo. Questo dovrebbe essere ancora più vero per chi ha scelto di valersi della pubblicità diffusa garantita dalla rete, nella cui stessa struttura è insita, assai più che nei media tradizionali, la possibilità di un dibattito plurale, pervasivo e paritario.

Sulla base di queste convizioni, scegliamo di offrire una serie di contributi su temi "attuali" e no, di varia natura e collocazione disciplinare, dal giornalismo culturale, al diritto, alla scienza e alla filosofia giuridica e politica. Con l'avvertenza, a proposito dell'attualità, che trattarla filosoficamente è difficile e speculativamente rischioso: spetterà dunque al lettore valutare se e come, su questi argomenti, chi si professa filosofo politico sia in grado di dire qualcosa di più e di meglio, nei tempi brevi, rispetto a chi si dedica a discipline giuridiche ed economiche.

Gli altri, al contrario, non solo parlano sempre in grande affanno, incalzati come sono dall’acqua che scorre già dalla clessidra, ma nemmeno hanno libertà di svolgere i loro argomenti come vogliono; ché sta loro addosso l’avversario, impugnando la legge inflessibile e recitando l’atto d’accusa, che sono i limiti fuor dei quali non è lecito deviare. E sempre i loro discorsi sono o pro o contro qualche compagno di schiavitù; e si rivolgono a un padrone, che è là, sopra uno scanno, e ha la causa nelle sue mani; e sono come gare di corsa le quali non vanno mai per questa o quella via indifferentemente, ma sempre girano attorno a una mèta ben distinta; e prezzo della corsa, il più delle volte, è l'anima. Cosicché, per tutto questo, essi sono, sempre in grande tensione, e sono sottili e accorti, e sanno l’arte di lusingare il padrone con le parole e di ingraziarselo coi fatti: piccoli di anima, non retti. Ogni crescita, ogni dirittura e schiettezza, ogni senso di libertà, tutto in loro distrugge, costringendoli a operare per vie oblique, quell’abito a servire che hanno fino dalla giovinezza: perché gettati, con anime ancora tènere, in grandi e paurosi rischi, e non avendo la forza di affrontarli e superarli senza venir meno alla giustizia e alla verità, sùbito si abbandonano alla menzogna, e al farsi ingiuria gli uni con gli altri; e vengono su in mille modi storti e storpiati.

Platone, Teeteto, 172d-173c

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Il Bollettino telematico di filosofia politica è ospitato presso il Dipartimento di Scienze della politica della Facoltà di Scienze politiche dell'università di Pisa, e in mirror presso www.philosophica.org/bfp/



A cura di:
Brunella Casalini
Emanuela Ceva
Dino Costantini
Nico De Federicis
Corrado Del Bo'
Francesca Di Donato
Angelo Marocco
Maria Chiara Pievatolo

Progetto web
di Maria Chiara Pievatolo


Periodico elettronico
codice ISSN 1591-4305
Inizio pubblicazione on line:
2000

Il settore recensioni/speciali è curato da Nico De Federicis e Maria Chiara Pievatolo.