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Ultimo aggiornamento 8 novembre 2000
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B. Beccalli (a cura di), Donne in quota. E' giusto riservare posti alle donne nel lavoro e nella politica?, Feltrinelli, Milano 1999.
La questione dell'emancipazione femminile, considerata superata col raggiungimento dell'uguaglianza formale, si è trasformata in un problema di parità di opportunità tra i generi. L'evoluzione democratica delle istituzioni infatti, pone la questione di un'eguaglianza che non sia solo formale, ma anche sostanziale. Donne in quota raccoglie sette interventi che si inseriscono nel dibattito sullo squilibrio relativo alla presenza delle donne nel mondo della politica. Il volume, diviso in quattro parti, offre al lettore gli interventi di sociologi, giuristi e filosofi della politica i quali si propongono di presentare la questione sollevando le problematiche ad essa connesse. E' giusto, si chiedono gli autori, riservare posti alle donne nel lavoro e nella politica? Nell'introduzione Bianca Beccalli concentra la sua analisi sul ritardo italiano in materia di politiche di azione positiva e inserisce la problematica all'interno dei dibattiti, prevalentemente americani, relativi al rapporto tra azioni positive e giustizia, tra uguaglianza e differenza e tra le differenze multiculturali. La prima parte, uno sguardo filosofico, propone due letture, una in difesa e una contraria alle quote. Antonella Besussi sottolinea che il significato dell'azione positiva dev'essere quello di prescrivere la visibilità agli invisibili della nostra società. La presenza è, a suo parere, un prerequisito per l'esercizio dei diritti. L'autrice riconosce il rischio che le categorizzazioni favoriscano (e contribuiscano a perpetuare) la fissità delle identità. La questione tuttavia è che una falsa neutralità rispetto al genere permette di non vedere chi è diverso e ignorare il problema. La presenza è tanto più necessaria nelle istituzioni politiche dal momento che solo "chi è incluso in tale spazio può dirsi pubblicamente visibile". L'assenza femminile è "una 'svista' di lunga durata che escludendo le relazioni tra donne e uomini ha permesso di interpretare la soglia del pubblico come confine tra il maschile e il femminile con l'esito ( ) di chiudere le donne in certi spazi, e fuori da certi altri, determinandole a essere pubblicamente assenti" (pag. 60). Marco Santambrogio di contro mostra come una politica di azioni positive, giustificabile solo strumentalmente e in via provvisoria, non abbia, negli Stati Uniti, prodotto effetti tali da modificare le possibilità di accesso da parte dei gruppi beneficiari di tali politiche. La seconda sezione, il dibattito giuridico, si concentra sull'utilizzo delle affirmative actions negli Stati Uniti, paese in cui queste hanno avuto origine, e propone un confronto con le politiche per le pari opportunità nell'Unione Europea. Marzia Barbera ricerca il filo comune che lega le decisioni dei giudici europei e americani, mentre Stefano Nespor affronta l'interessante e problematica questione del gruppo destinatario delle quote elettorali. Il gruppo, si chiede, può diventare una prigione dorata per le persone che ne fanno parte? Nell'ultima parte, il quadro politologico, Anne Phillips si interroga sul legame tra democrazia e rappresentanza sostenendo la necessità di avere un pari numero di elette ed eletti nelle istituzioni politiche per garantire una democrazia più partecipativa. Infine Pizzorusso e Rossi offrono la cornice giuridica per comprendere il dibattito sulle azioni positive della giurisprudenza italiana in materia di leggi elettorali. Come sottolinea Giuliano Amato nella sua prefazione, Donne in quota "è stato scritto ed ha raccolto più voci e angolature attorno a un tema cruciale" senza cercare soluzioni semplicistiche o banali ad una questione complessa (pag.1). Gli autori, nel rispondere alla domanda iniziale si chiedono quali condizioni (se esistono) possono giustificare deroghe al principio di uguaglianza formale così di recente conquistato. Il riconoscimento della differenza, nel risarcire svantaggi o nel riconoscere titolarità di gruppo, può essere alla base di una rivendicazione di uguaglianza o invece le quote aprono ad una pericolosa frammentazione della cittadinanza che mette in discussione le basi universalistiche della democrazia? Chi è favorevole all'uso delle quote non necessariamente lo fa in virtù di una differenza femminile, ma si propone di rendere visibile e partecipe del pubblico chi non lo è, perché non ammesso sul terreno della contrattazione che lo rinchiude nel silenzio e relegato nella sfera domestica. Ma quali conseguenze può produrre il fatto di definire il gruppo 'donne' come destinatario di politiche discriminatorie alla rovescia? Quali sono i requisiti del gruppo? E una tale definizione non rischia invece che risolvere il problema, di spostare semplicemente la questione sui 'diversi del futuro'? Alcune soluzioni potrebbero aprirsi affrontando il problema quote in modo diverso a seconda del livello in cui questo strumento viene applicato; se è vero, come afferma Antonella Besussi che le donne vivono una condizione di invisibilità che impedisce loro di partecipare alla sfera nella quale si prendono quelle decisioni che influenzano tanto la vita pubblica quanto quella privata, lo è altrettanto il fatto che scrivere sulla costituzione che donne e uomini debbano essere rappresentati in pari numero nelle istituzioni politiche crea un gruppo di difficile definizione e chiude la possibilità di riconoscerne altre. Solo le donne sono invisibili? Come la mettiamo con altre differenze altrettanto significative? Altra cosa può essere il fatto di prevedere l'utilizzo da parte di associazioni, organizzazioni e partiti politici, strumenti come le quote ritenendo così di interpretare quella che è, oggi, un'esigenza della società. Domani chissà. Francesca Di Donato |
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Il Bollettino telematico di filosofia politica è ospitato presso il Dipartimento di Scienze della politica della Facoltà di Scienze politiche dell'università di Pisa, e in mirror presso www.philosophica.org/bfp/
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![]() ![]() A cura di: Brunella Casalini Emanuela Ceva Dino Costantini Nico De Federicis Corrado Del Bo' Francesca Di Donato Angelo Marocco Maria Chiara Pievatolo Progetto web di Maria Chiara Pievatolo Periodico elettronico codice ISSN 1591-4305 Inizio pubblicazione on line: 2000 ![]() ![]() |
Il settore "Recensioni" è curato da Nico De Federicis, Roberto Gatti, Barbara Henry, Maria Chiara Pievatolo.
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