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aggiornamento 29 ottobre 2000
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Le Monde Diplomatique
La rivista è interamente presente sul web ed è raggiungibile cliccando qui. Per la versione italiana, si veda, invece, qui. Le schede offerte dal BFP sono di Dino Costantini.
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![]() Philippe Rivière, Controllo.com, p. 2. L'articolo si interroga sul presente e sul futuro di Internet mettendo in luce il ruolo insieme rivelativo ed occultante del medium informatico. In particolare viene analizzato il potere dell'interfaccia, che da un lato mette a disposizione di un vasto pubblico ciò che in precedenza era patrimonio di specialisti di settore, dall'altro infantilizza l'utente concedendo una facile sensazione di potenza che prescinde dall'acquisizione di contenuti. La resistenza della cultura informatica appare limitata dal dispiegamento di nuove vie di acesso sempre più irregimentate. (D.C.) Bernard Cassen, Come è nata l'Europa Spa, pp. 18-19. Il 12 Maggio scorso il vicecancelliere e ministro degli esteri tedesco Joschka Fischer rilanciava il progetto di un'Europa federale. Cassen denuncia l'eccesivo entusiasmo mediatico che ha circondato la dichiarazione ricordando come il recente Consiglio europeo di Lisbona abbia in verità posto le basi del futuro europeo in maniera più certa di qualsiasi proclama. Tutte le indicazioni sembrano confermare per l'Europa il ruolo di parola magica attraverso la quale imporre un liberismo "dall'alto" scavalcando ogni possibilità di contestazione da parte dell'opinione pubblica. L'ordine del giorno della prossima CIG di Nizza (Dicembre 2000) riflette questa impostazione dando per acquisito il contenuto dell'integrazione. Solo una mobilitazione della società civile potrà impedire all'Europa di ridursi a traduzione regionale della globalizzazione liberista. (D.C.) Inge Kaul, I beni pubblici globali, pp. 20-21. La crescente interdipendenza del sistema-mondo rende necessaria una revisione delle forme della cooperazione internazionale. Inge Kaul, direttrice del centro studi sullo sviluppo, Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), sostiene come decisivo a questo scopo il concetto di bene pubblico globale. I beni pubblici, in contrapposizione a quelli privati sono caratterizzati dalla non-esclusività e dal non-antagonismo. Divengono globali quando i loro benefici superano i confini nazionali. Loro correlato inverso sono i mali globali (come il dumping sociale o la svalutazione competitiva), portato di una interdipendenza mal governata. Essi possono essere evitati attraverso l'implementazione di strategie d'azione comune (sul modello del Protocollo di Montreal sulla riduzione delle emissioni di Cfc del 1987), che superino ogni schematica distinzione tra interno ed esterno. La politica dovrà altresì oltrepassare il suo strutturale disinteresse per le questioni internazionali impegnandosi a produrre il più decisivo dei beni pubblici globali: la giustizia. (D.C.) Jean-Marie Brohm, La legge della giungla, stadio supremo dello sport, pp. 22-23. L'analisi dei fenomeni sportivi si perde spesso tra una sterile approssimazione buonista ed un candido accecamento. La tesi di Brohm è violenta: i fenomeni più generalmente esecrati, come il doping o la violenza negli stadi, non rappresenterebbero una perversione della logica sportiva, ma la più perfetta realizzazione dell'etica sportiva. Lo sport, superata l'idolatria acritica della cultura sportiva, si verrebbe così a porre come una potente macchina destinata all'accumulazione selvaggia di capitale secondo la logica del "sempre di più": records, spettatori, competizione, profitti. (D.C.) ![]() Avner Gidron e Claudio Cordone, Nato da incriminare?, pp. I-II La decisione del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, di non procedere con indagini penali contro la Nato per la condotta tenuta nel corso della capagna militare della primavera del 1999 non si configura, secondo gli autori dell'articolo (rispettivamente, consigliere per la ricerca e il mandato, e direttore del programma di ricerca e mandato del segretariato internazionale di Amnesty International di Londra), come un'assoluzione dalle accuse di violazione del diritto internazionale, quanto come una denuncia dell'impossibilità di procedere ad indagini ulteriori stante la non volontà di collaborare dimostrata dalla stessa Nato. Gli autori auspicano che l'assenza di indagini penali non pregiudichi la possibilità di tenere conto dei rilievi operati da Amnesty così come da altre organizzazioni umanitarie (cfr., ad es., Human Right Watch, Civilian deaths in the Nato Air Campaign) al fine di una sempre più sostanziale applicazione del diritto umanitario internazionale. (D.C.) Susan George ed Ellen Gould, Liberalizzare, come se niente fosse,
p. III. Jean Loup Motchane, I territori sconosciuti dell'economia sociale e solidale,
pp. IV-V ![]() Immanuel Wallerstein, Il terzo mondo, ieri e oggi, pp. IV-V. L'espressione "terzo mondo", coniata dal demografo francese Alfred Sauvy all'inizio degli anni '50, voleva ricordare "l'esistenza di un'immensa zona del pianeta per cui il problema non era con quale dei due campi schierarsi, ma quale sarebbe stato l'atteggiamento degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica nei suoi confronti". Il vasto movimento di decolonizzazione successivo alla fine della guerra coagulò assieme le forze "anti-manichee" per la prima volta nella Conferenza afro-asiatica di Bandung del 1954. La parabola del movimento giunge sino alla decisione dell'Opec del 1973 di alzare il prezzo del greggio. Tale decisione pose l'Occidente nella delicata situazione di riflettere sulla propria dipendenza dai paesi produttori. Da allora secondo Wallerstein la discussione sul terzomondismo ha subito un drastico ridimensionamento e l'economia mondo si è incamminata in una lunga fase speculativo-recessiva. Ripensare a tale questione appare una necessità all'interno dell'analisi della storia economica del dopoguerra che Wallerstein ci propone nel prosieguo del suo intervento e che si basa sulla teoria ciclica di Kondratiev. L'economia mondo appare all'autore in via di disgregazione in conseguenza alla globalizzazione dell'economia che porta con sè il diffondersi di vincoli strutturali in grado di minare la capacità di accumulazione del capitale. Tali vincoli sono individuati: nella tendenziale crescita del potere politico delle masse lavoratrici anche nei paesi in via di sviluppo (fatto che renderà sempre meno efficaci le attuali pratiche di delocalizzazione); nell'impossibilità di scaricare all'infinito i costi di impatto ambientale sulle collettività (finitezza della biosfera); nei costi di gestione crescenti degli stati, in conseguenza di un'aumentata richiesta di tutela sociale. Con Schumpeter, Wallerstein ritiene che "il crollo del capitalismo" sarà determinato dai suoi successi piuttosto che dai suoi fallimenti. Ciò che ci aspetta è un momento storico nel quale ci sarà nuovamente la possibilità di decidere quale strada scegliere, tra le alternative che avremo "la creatività" per produrre.(D.C.) Bernard Cassen, Le istituzioni finanziarie sotto accusa, pp. VI-VII. Edward W.Said, Il mio incontro con Jean-Paul Sartre, pp. XII-XIII. Nicolas Bancel, Pascal Blanchard e Sandrine Lemaire, Gli zoo umani della
Repubblica coloniale, pp.XXVIII-XXIX. |
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![]() ![]() A cura di: Brunella Casalini Emanuela Ceva Dino Costantini Nico De Federicis Corrado Del Bo' Francesca Di Donato Angelo Marocco Maria Chiara Pievatolo Progetto web di Maria Chiara Pievatolo Periodico elettronico codice ISSN 1591-4305 Inizio pubblicazione on line: 2000 ![]() ![]() |
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