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Secondo Diès (Diès, 1932) Trasimaco è stato confutato ed il suo silenzio può essere accostato a quello dei materialisti non-iniziati del Teeteto (Platone, Teeteto, 155e). Secondo Friedlaender (Friedlaender, 1979), per Socrate è facile mostrare la nullità della risposta di Trasimaco, che nel voler dare una definizione difetta di ironia e si comporta da sofista dogmatico (cosa che Socrate non fa). È interessante però notare che, secondo Friedlaender, non si può invece dire che Callicle sia stato sconfitto nel Gorgia platonico: questa considerazione si può spiegare se si tiene presente che molti interpreti ritengono superiore la levatura filosofica dell'intervento callicleo piuttosto che dell'intervento di Trasimaco. Meattini (Meattini, 1984) ritiene che Socrate riesca a smantellare facilmente l'edificio argomentativo di Trasimaco, mostrando il legame tra episteme e dikaios. In Trabattoni (Trabattoni, 1998) Socrate ci viene presentato come se avesse confutato Trasimaco (p. 179), ma poi si rileva che né Socrate né il sofista sembrano soddisfatti della conclusione raggiunta. Il vero inizio della Repubblica, allora, si avrebbe solo nel II libro. Secondo Pollaci (Pollaci, 1929), «Socrate, dopo aver convenientemente confutato Trasimaco, che aveva tessuto l'elogio dell'ingiustizia, convince il suo oppositore a riconoscere che è vera la tesi da lui sostenuta, che cioè solamente l'uomo giusto è felice, mentre l'ingiusto vive nell'infelicità» (ivi, p. 21, corsivo mio). Robinson, da parte sua, lascia intendere che l'errore cruciale di Trasimaco consiste nell'introduzione dell'akribès logos, che non è necessario alla sua tesi sociologica (Robinson, 1971). Secondo Sartori, le affermazioni di Trasimaco sono «man mano confutate da Socrate», e quindi, il sofista, «vinto, siede in silenzio» (Sartori, 19696, pp. 22 e 24). |
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