home
indice alfabetico bibliografia ragionata risorse nel Web testimonianze


Scheda: Trasimaco e Callicle contro Socrate.

Il labirinto della cattedrale di Chartres


Trasimaco e Callicle contro Socrate.

Callicle, contro Socrate ed il suo metodo, osserva: «La natura e la legge sono per lo più contrastanti. Così, se uno è titubante e non osa dire ciò che pensa davvero, finisce col cadere in contraddizione. Tu, avendo capito a fondo questo segreto, te ne servi come strumento per tendere tranelli agli altri nella discussione, e indirizzi ora le tue domande sul piano della natura se uno parla riferendosi alla legge, e ora invece sul piano della legge se uno parla riferendosi alla natura. […] Infatti, secondo natura è più brutto ciò che è anche peggiore, cioè il subire ingiustizia; secondo la legge, invece, commettere ingiustizia è la cosa più brutta.» (Gorgia, 482 e sgg.).
Da qui si ricava che: 1) per Callicle nomos e physis sono opposti nella maggior parte nei casi: quindi, l'opposizione non è ineliminabile; 2) Callicle rivendica per sé il coraggio di dire tutto ciò che pensa [Socrate riconoscerà la parresìa di Callicle (Gorgia, 487 a). Sulla parresìa, cfr. M. Foucault, Discorso e verità nella Grecia antica, introduzione di R. Bodei, trad. it., Donzelli ed., Roma 1996, 1998]; 3) è la legge a porre il criterio, in base al quale commettere ingiustizia è più brutto che subirla.
Callicle dice anche: «Io invece credo che a stabilire le leggi siano stati i deboli, la moltitudine (dei deboli). Essi, dunque, pongono le leggi per sé e per il proprio interesse (sympheron come in Rep., 338 c), e per sé e per il proprio interesse compongono elogi e biasimano. Poi, per mettere paura a quelli che, tra gli uomini, sono i più forti (erromenestérous), e sono quindi capaci di avere più degli altri, dicono che è cosa turpe e ingiusta il prevaricare, e che l'ingiustizia consiste proprio in questo, nel voler avere più degli altri. […] Eppure io sono convinto che la stessa natura riveli che è giusto, per il migliore (ameino) avere di più del peggiore, e per chi è più capace (dunatoteron) avere di più di chi è meno capace. […]. Ma se nascesse un uomo, la cui natura fosse all'altezza, egli, dopo essersi completamente sbarazzato di tutti questi impedimenti, dopo aver calpestato i nostri scritti, e incantesimi e canti e leggi, che sono tutti quanti contro natura, sollevatosi si trasformerebbe, da schiavo, in nostro padrone, e di conseguenza si manifesterebbe ciò che è il giusto secondo natura (Gorgia, 483 b). Socrate chiederà a Callicle di distinguere tra più forte, più potente e migliore. Callicle asserisce che il migliore deve essere anche dotato di maggiore intelligenza (Gorgia, 490 b.), ma non pone limiti ai suoi impulsi appetitivi e al loro soddisfacimento. [Dice Callicle: «Colui che intende vivere rettamente, deve lasciare che i propri desideri siano il più possibile grandi, e non deve porvi impedimenti; e quando abbiano raggiunto la più estesa grandezza, deve opportunamente assecondarli con coraggio e intelligenza (phronesis), e deve appagare ogni desiderio che, di volta in volta, si presenti» (Gorgia, 491 e- 492 a).]
Il più forte di Callicle, come Callicle, non è geometra, e quindi non può essere phronimoteros [Per Socrate, la phronesis e la sfrenatezza delle passioni sono assolutamente inconciliabili. L'uomo senza criterio celebrato da Callicle è l'opposto del saggio indicato da Socrate (Gorgia, 507 c)]. La cosa non sta in questi termini per Trasimaco. Trasimaco non si preoccupa di chi dovrebbe porre le leggi, perché non si riferisce ad un giusto secondo natura come criterio della legislazione “naturale”. Callicle e Socrate sono d'accordo nel dire che chi pone le leggi non coincide con chi dovrebbe porle. Trasimaco non si chiede chi dovrebbe porre le leggi, ma elabora una tesi che intende valere per ogni posizione effettiva di leggi: per quella di Callicle come per quella del filosofo-re: Trasimaco si contrappone più radicalmente a Socrate, quindi. Trasimaco e Callicle concordano nel dire che il governante tende a porre le leggi nel proprio interesse, ma Callicle distingue tra l'interesse naturalmente giusto del più forte e l'interesse contro-natura del più debole, dovendo poi risolvere almeno due problemi: 1) dimostrare l'essere del criterio di giustizia secondo natura; 2) spiegare perché spesso i più deboli hanno la meglio sui più forti (che sono pochi).
Socrate potrebbe anche concedere che, di fatto, nella legislazione storicamente esistente c'è sempre stato un movente egoistico, ma non rinuncia a concepire l'esigenza del bene quale criterio per un governo disinteressato, capace anzi di rendere migliori. (Sul disaccordo e sull'accordo tra Socrate e Trasimaco, cfr. Adi Ophir, 1991, p. 49)
Il più forte trasimacheo sembra distinguersi da quello callicleo anche per un altro motivo: parlando rigorosamente, l'episteme che Trasimaco attribuisce al più forte comporta il controllo della sfrenatezza del desiderio e degli impulsi, che Callicle invece lascia libera di manifestarsi. Anche la preferenza che Trasimaco attribuisce alla tirannide (Rep., 344 a sgg.), non è riducibile alla preferenza manifestata da Callicle, perché altrimenti motivata. Che il tiranno trasimacheo sappia controllare i propri impulsi appetitivi e pianificarli, lo si può dedurre dallo sviluppo della metafora del pastore (Platone, Rep. 343 b sgg.)


TORNA INDIETRO .......... A cura di Luca Mori


indice alfabetico bibliografia ragionata risorse nel Web testimonianze