Bollettino telematico di filosofia politica
Il labirinto della cattedrale di Chartres
bfp
Articoli | Riviste | Recensioni | Bibliografie | Lezioni | Notizie | Collegamenti
Home > Articoli e note
Ultimo aggiornamento giugno 2001


Il ricorso alla natura: sesso e riproduzione

Wanda Tommasi sostiene che Platone si colloca, per l'importanza del suo discorso sull'amore (eros), in un luogo centrale per la discussione della questione della differenza sessuale. E tuttavia egli, assumendo un punto di vista androcentrico, afferma la duplice natura dell'amore, fisico e divino, e separa l'amore in senso più alto dalla generazione: "le donne non scompaiono del tutto dal discorso Platonico, anche se la loro presenza è segno di un'appropriazione che è al tempo stesso esclusione del femminile, piuttosto che essere un omaggio, in positivo, al sapere di cui esse sono detentrici" (pp. 50).

Questo sapere deriva alle donne dal corpo, dalla propria identità sessuata che le distingue, perché in grado di generare, dal maschio. Altrove, in particolare nel V libro della Repubblica, il filosofo greco si indigna del fatto che gli uomini siano educati dalle donne reali, esseri che sono, essi stessi, così male educati; ed è per tale ragione che afferma l'irrilevanza della differenza biologica rispetto alla capacità della donna di governare, augurandosi in tal modo che anche le donne siano educate come gli uomini. Qui la capacità di generare, se non è vista come qualità essenziale degli esseri umani, diviene di scarsa importanza.
Nella filosofia di Aristotele, prosegue la Tommasi, la differenza tra i sessi è più presente, e lo è a ogni livello del discorso: e tuttavia, quella che Françoise Héritier chiama "valenza differenziale" tra i sessi esprime un rapporto concettuale orientato e gerarchico fra maschile e femminile.

In tal modo, i filosofi che riconoscono la differenza sessuale come essenziale compiono l'errore di porla in una posizione gerarchicamente inferiore rispetto alle capacità e attività prettamente maschili; e tuttavia non riconoscere la differenza è ben peggiore, poiché significa ignorare il fatto che l'identità umana non è altro che essere o donna o uomo, e dunque annullare la femminilità.
Il problema si pone quando, dal riconoscimento della differenza, si passa ad attribuire ad essa una posizione subordinata nella scala maschile dei valori: Platone che usa la maieutica, e Nietzsche che si appropria della metafora della generazione, al contrario, sono apprezzabili poiché riconoscono peso e importanza all'attività propriamente femminile di mettere al mondo il mondo.
Così, per comprendere perché avvenga la subordinazione della femminilità ai valori maschili, occorre guardare alla seconda argomentazione che prenderò in esame, vale a dire il ricorso ai valori. Tuttavia prima di farlo vale la pena osservare che anche l'argomentazione del ricorso alla natura può essere affrontata in maniera differente.

Secondo quanto afferma la femminista dell'uguaglianza S.M. Okin, riconoscere la capacità di procreare come qualità essenziale dell'essere donna è sbagliato. È solo dove ciò non si fa, nella storia del pensiero filosofico e politico, che le donne vengono trattate come esseri umani, prima che in funzione della loro capacità riproduttiva.
Ed è proprio la posizione di Platone a fare da eccezione al pensiero diffuso che la biologia giochi un ruolo fondante nella determinazione della femminilità:nella Repubblica il filosofo greco afferma che come le cagne da guardia possono svolgere gli stessi compiti dei maschi, una volta allevate come questi [451d], così le donne, educate in maniera adeguata, possono uscire dalla sfera dell'oikos e amministrare la città. Egli si vale dell'argomento della marginalità funzionale del sesso biologico e considera la differenza sessuale, ovvero la diversa funzione nella procreazione, non determinante rispetto all'attività di governo.

Allo stesso modo Mary Wollstonecraft [1792] sostiene che affermare i diritti delle donne significa spezzare l'anello sesso/riproduzione e chiedere che le donne siano educate come gli uomini; e Simone de Beauvoir nel Secondo sesso critica le motivazioni che cercano appigli nella biologia per dimostrare l'importanza del corpo delle donne nella formazione della loro personalità.
Così il femminismo dell'uguaglianza, a partire dai limiti che comporta l'essere donna, rifiuta il fatto che il sesso costituisca l'elemento determinante della femminilità e afferma che "donne non si nasce, lo si diventa".

Torna alla pagina precedente

prosegui: il ricorso ai valori




Come contattarci | Come collaborare | Ricerche locali
Il Bollettino telematico di filosofia politica è ospitato presso il Dipartimento di Scienze della politica della Facoltà di Scienze politiche dell'università di Pisa, e in mirror presso www.philosophica.org/bfp/


A cura di:
Brunella Casalini
Emanuela Ceva
Dino Costantini
Nico De Federicis
Corrado Del Bo'
Francesca Di Donato
Angelo Marocco
Maria Chiara Pievatolo

Progetto web
di Maria Chiara Pievatolo


Periodico elettronico
codice ISSN 1591-4305
Inizio pubblicazione on line:
2000


Per contribuire, si vedano le istruzioni per gli autori.