Il
ricorso alla natura: sesso e riproduzione
Wanda Tommasi sostiene che Platone si colloca, per l'importanza del
suo discorso sull'amore (eros), in un luogo centrale per la discussione
della questione della differenza sessuale. E tuttavia egli, assumendo
un punto di vista androcentrico, afferma la duplice natura dell'amore,
fisico e divino, e separa l'amore in senso più alto dalla generazione:
"le donne non scompaiono del tutto dal discorso Platonico, anche se
la loro presenza è segno di un'appropriazione che è al tempo stesso
esclusione del femminile, piuttosto che essere un omaggio, in positivo,
al sapere di cui esse sono detentrici" (pp. 50).
Questo sapere deriva alle donne dal corpo, dalla propria identità
sessuata che le distingue, perché in grado di generare, dal maschio.
Altrove, in particolare nel V libro della Repubblica, il filosofo
greco si indigna del fatto che gli uomini siano educati dalle donne
reali, esseri che sono, essi stessi, così male educati; ed è per tale
ragione che afferma l'irrilevanza della differenza biologica rispetto
alla capacità della donna di governare, augurandosi in tal modo che
anche le donne siano educate come gli uomini. Qui la capacità di generare,
se non è vista come qualità essenziale degli esseri umani, diviene
di scarsa importanza.
Nella filosofia di Aristotele, prosegue la Tommasi, la differenza
tra i sessi è più presente, e lo è a ogni livello del discorso: e
tuttavia, quella che Françoise Héritier
chiama "valenza differenziale" tra i sessi esprime un rapporto concettuale
orientato e gerarchico fra maschile e femminile.
In tal modo, i filosofi che riconoscono la differenza sessuale
come essenziale compiono l'errore di porla in una posizione gerarchicamente
inferiore rispetto alle capacità e attività prettamente maschili;
e tuttavia non riconoscere la differenza è ben peggiore, poiché significa
ignorare il fatto che l'identità umana non è altro che essere o donna
o uomo, e dunque annullare la femminilità.
Il problema si pone quando, dal riconoscimento della differenza, si
passa ad attribuire ad essa una posizione subordinata nella scala
maschile dei valori: Platone che usa la maieutica, e Nietzsche che
si appropria della metafora della generazione, al contrario, sono
apprezzabili poiché riconoscono peso e importanza all'attività propriamente
femminile di mettere al mondo il mondo.
Così, per comprendere perché avvenga la subordinazione della femminilità
ai valori maschili, occorre guardare alla seconda argomentazione che
prenderò in esame, vale a dire il ricorso ai valori. Tuttavia prima
di farlo vale la pena osservare che anche l'argomentazione del ricorso
alla natura può essere affrontata in maniera differente.
Secondo quanto afferma la femminista dell'uguaglianza S.M. Okin, riconoscere
la capacità di procreare come qualità essenziale dell'essere donna
è sbagliato. È solo dove ciò non si fa, nella storia del pensiero
filosofico e politico, che le donne vengono trattate come esseri umani,
prima che in funzione della loro capacità riproduttiva.
Ed è proprio la posizione di Platone
a fare da eccezione al pensiero diffuso che la biologia giochi un
ruolo fondante nella determinazione della femminilità:nella Repubblica
il filosofo greco afferma che come le cagne da guardia possono svolgere
gli stessi compiti dei maschi, una volta allevate come questi [451d],
così le donne, educate in maniera adeguata, possono uscire dalla sfera
dell'oikos e amministrare la città. Egli si vale dell'argomento
della marginalità funzionale del sesso biologico e considera la differenza
sessuale, ovvero la diversa funzione nella procreazione, non determinante
rispetto all'attività di governo.
Allo
stesso modo Mary Wollstonecraft [1792] sostiene che affermare i
diritti delle donne significa spezzare l'anello sesso/riproduzione
e chiedere che le donne siano educate come gli uomini; e Simone
de
Beauvoir nel Secondo sesso critica le motivazioni che
cercano appigli nella biologia per dimostrare l'importanza del
corpo delle donne nella formazione della loro personalità.
Così il femminismo dell'uguaglianza, a partire dai limiti che
comporta l'essere donna, rifiuta il fatto che il sesso costituisca
l'elemento determinante della femminilità e afferma che "donne
non si nasce, lo si diventa".
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