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Irigaray, Speculum. L'altra donna
Luce Irigaray, Speculum. L'altra donna
(Speculum. De l'autre femme,
Les Editions de Minuit, Paris 1974)
"I riferimenti precisi in nota o tra virgolette per indicare la citazione, sono spesso stati omessi. La/una donna, che rispetto l'elaborazione teorica riempie una duplice funzione, di esterno muto a sostegno di ogni sistematicità e di suolo materno (ancora) silenzioso si cui si nutre ogni fondamento, non è tenuta a fare riferimenti in forme già codificate dalla teoria. Sarebbe da confondere ancora una volta l'immaginario del "soggetto" nelle sue connotazioni maschili con quello che sarebbe, sarà forse, del "femminile". Che ciascuno (-a), morto o vivo, vi riconosca sé (come) medesimo secondo il proprio desiderio, il proprio piacere, anche nelle maiuscole la parodia. Ma se capitasse a qualcuno di provare, nella resistenza a ritrovarsi, l'imbarazzo di una distorsione, magari irriducibile, allora forse? Qualcosa della differenza dei sessi potrebbe aver avuto luogo anche nel linguaggio."
Una scheda di lettura
Il primo libro della filosofa e psicoanalista francese è costruito in tre parti.
Nella prima, Il luogo cieco di un antico sogno di simmetria, la Irigaray discute criticamente il saggio di Freud La femminilità ed altri scritti in cui il padre della psicoanalisi descrive i caratteri e le patologie della donna e della femminilità. A partire da un'analisi testuale critica e precisa, la psicoanalista francese vuole dimostrare che Freud non ha contribuito a delineare i tratti della femminilità se non come mancanza di tratti maschili, lasciando così la sessualità femminile nel vuoto di rappresentazione.
Nella seconda parte, Speculum, l'autrice dialoga con alcuni classici del pensiero filosofico (Platone, Aristotele, Plotino, Cartesio, Kant, Hegel) per decostruirne i presupposti logici e ontologici e per fondare un nuovo mito dell'origine: lo speculum.
Nell'ultima parte, l'hustèra di Platone, la Irigaray propone un'interpretazione dell'allegoria della caverna di Platone, costruendo un'analogia tra la caverna e l'utero femminile; la filosofa infatti sostiene che il mito della caverna sia l'origine simbolica dell'esclusione del femminile e del materno dal pensiero filosofico occidentale.
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