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Scheda: Trasimaco e Callicle.

Il labirinto della cattedrale di Chartres


Trasimaco e Callicle.

Il dissenso interpretativo sulla figura di Trasimaco è rivelato anche dagli accostamenti che, di volta in volta, sono stati proposti: il sofista è stato accostato a Callicle, a Crizia, a Protagora, a certi passi di Tucidide e manca l'accordo anche nel definire fino a che punto Glaucone e Adimanto possano conciliarsi con il Calcedone. Sono stati proposti anche accostamenti, per esempio, con Machiavelli, Marx, Nietzsche e Freud.
Secondo Shorey (Shorey, 1933), la filosofia della vita attribuibile a Trasimaco è la stessa di Callicle. Inoltre, Trasimaco e Callicle possono essere accostati con La Rochefoucauld, Mandeville e Polo (personaggio del Gorgia platonico), perché ritengono che il linguaggio della morale sia solo uno specioso mascheramento (disguise) delle reali motivazioni umane.
Una delle elaborazioni più articolate dell'accostamento fra Callicle e Trasimaco è quella di Sinclair (Sinclair, 1951, 1961): secondo lo studioso, Trasimaco e Callicle notarono che gli animali più forti e grossi divorano i più deboli, e questo sembrava testimoniare abbondantemente che il dominio del più forte sul più debole è nell'ordine naturale delle cose. Questa osservazione, poi, avrebbe una triplice applicazione: e qui Sinclair afferma però, nel nuovo livello argomentativo, la necessità di distinzione tra i due sofisti.
Il dominio del più forte, dunque, sarebbe nell'ordine naturale delle cose: secondo Sinclair, applicando questa osservazione agli individui si arriva al superuomo di Callicle; applicandola alla politica estera, si arriva alla Machtpolitik degli Ateniesi coi Melii; applicandola all'interno degli stati, ne deriva la tesi trasimachea, secondo cui il diritto di governare appartiene a coloro che ne hanno la forza.
In Geymonat, troviamo l'accostamento fra Crizia e Trasimaco in questi termini: Crizia e Trasimaco concepirono la legge di natura come «diritto del più forte ad imporsi sul più debole (in nome di questa interpretazione, Crizia e Trasimaco ritennero di poter giustificare la ribellione contro le «leggi positive» che impediscono il trionfo della forza)» (Geymonat, 1975).
Secondo Szlezák, «le figure di Trasimaco e Callicle sembrano costituire due tentativi di dare corpo in modo drammatico al medesimo contenuto» (Szlezák, 1991).
Sparshott (Sparshott, 1966) è consapevole dell'assenza, in Trasimaco, della distinzione tra giustizia naturale e giustizia convenzionale, ma sostiene che le argomentazioni del sofista sembrano richiedere fortemente quella distinzione.
Venendo al dibattito italiano, Zeppi e Meattini (Zeppi, 1974; Meattini, 1984) appaiono più consapevoli della problematicità dell'accostamento fra Callicle e Trasimaco, e per le proprie argomentazioni tengono presenti Calogero, Giannantoni e Sasso (Giannantoni, 1963; Sasso, 1963 e 1966; Calogero, 1964).
Giannantoni e Calogero sono d'accordo nel sostenere che occorre superare il luogo comune dell'identificazione tra Callicle e Trasimaco: il personaggio del Gorgia, a loro avviso, svolge una teoria morale (o immorale) sui rapporti degli individui tra loro, mentre il Calcedone sviluppa piuttosto una teoria politica dei rapporti tra l'individuo e il potere. Giannantoni aggiunge che l'ameinon-beltion di Callicle ha più rimandi semantici, mentre il kreitton trasimacheo va letto esclusivamente in chiave politica, e quindi di potere politico.
Zeppi, pur accogliendo quest'ultima osservazione di Giannantoni, sottolinea che il discorso dei due personaggi platonici non è confinato, né per l'uno né per l'altro, entro un ambito preciso ed esclusivo di trattazione, ma entrambi passano dal campo politico a quello morale, seppure con modalità e punti di partenza differenti (Zeppi, 1974, pp. 95 sgg.).
Sasso, dal canto suo, riferendosi a Burnet (Burnet, 1914), ammette che c'è differenza tra il dire Might is Right e il dire Right is Might: la prima posizione è attribuibile a Callicle, la seconda a Trasimaco. Secondo Sasso, partendo da questa distinzione, si può dire, al massimo, che in Callicle la posizione della giustizia da parte della forza è legittimata secondo una prospettiva “giusnaturalistica”, mentre in Trasimaco la prospettiva è piuttosto “positivistica”.
In relazione a queste riflessioni di Sasso, Zeppi ribadisce che Trasimaco è del tutto estraneo all'antinomia nomos-physis e quindi, in questo senso, non si può accomunare la sua posizione con quella di Callicle. Zeppi sostiene poi che Trasimaco, non accogliendo l'intervento di Clitofonte a suo favore, rifiuta anche il modo di vedere semplicemente legalistico. Insomma, «non è esatto, a rigore, parlare di Trasimaco come di un legalista e, quindi, come avversario dell'antilegalista Callicle» (Zeppi, 1974, p. 97) .
Meattini, consapevole di questa problematica, tende comunque ad accostare Trasimaco e Callicle, per la figura del tiranno che emerge dalle loro considerazioni (Meattini, 1984, p. 195) e per la loro «inconsapevolezza» (ibidem, p. 196).
Zeppi, sentendo l'esigenza di porre una precisa linea di demarcazione tra Callicle e Trasimaco, opera una distinzione comunque discutibile: sostiene infatti che «la forza o potenza è concepita da Trasimaco in termini esclusivamente economico-politici, da Callicle in termini soprattutto etici e intellettuali: il “superiore”, per Callicle, è il “più intelligente e competente” e “più coraggioso” nelle cose politiche (cfr. Gorgia, 491 b-c), per Trasimaco è il detentore del dominio politico (Rep., I, 338 c-339 a)» (Zeppi, 1974, p. 98).
Quello che Bignone rileva, sotto il profilo stilistico, a supporto della distinzione tra Callicle e Trasimaco (Bignone, 1938, pp. 36-37), Zeppi lo applica ai governanti immaginati dai due personaggi platonici: il governante trasimacheo non sarebbe un “superuomo” come quello di Callicle, ma un uomo che «sa sfruttare con gretta cupidigia i sottoposti, rivendicandone il massimo tornaconto per sé» (Zeppi, 1974, p. 98).
Le distinzioni di Zeppi hanno origine dalla considerazione che, in Callicle, il più forte non coincide con il migliore; ne deriva che chi governa, in quanto più forte, non per questo è migliore e quindi Callicle, volendo rovesciare la democrazia, mira ad instaurare il governo dei migliori (Platone, Gorgia, 488 b sgg.). Zeppi riconosce che questo governo callicleo sarebbe comunque interessato, ma precisa che, a suo avviso, «il superuomo callicleo possiede dei tratti di nobiltà e di spiritualità ignoti al grossolano dominatore trasimacheo.» (Zeppi, 1974, p. 94).
Questa tesi, dunque, attribuisce priorità filosofica (e parallelamente anche morale!) a Callicle su Trasimaco. Vegetti, invece, in modo ben più convincente, ha recentemente mostrato la superiore statura filosofica di Trasimaco rispetto a Callicle (Vegetti, Trasimaco, 1998).
Janine Chanteur (Chanteur, 1980, pp. 73-74) ritiene che Callicle rappresenti una filosofia del piacere pessimistica (in quanto non trova nulla su cui valga la pena fermarsi), mentre Trasimaco nel suo intervento non parterebbe dal desiderio come presupposto (prende le mosse dallo stato politico e non dall'individuo).


TORNA INDIETRO .......... A cura di Luca Mori


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