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Ultimo aggiornamento
1 settembre 2003
|
![]() ![]() Angelo
Marocco
Comunicazione scientifica e modello multicanale
È difficile
oggi ignorare la diffusa insoddisfazione della comunità di
ricerca e in genere del mondo accademico nei confronti dei
modelli tradizionali della comunicazione scientifica
(scholarly communication). I diversi attori coinvolti nel
processo di produzione e diffusione di tale comunicazione –
ricercatori, docenti, editori e bibliotecari – avvertono
sempre più l'inadeguatezza del sistema attuale di
informazione tra studiosi. Non vi è
dubbio che la rivoluzione telematica di fine millennio abbia
ridisegnato un nuovo scenario nell'assetto dei mezzi di
informazione in campo scientifico. I risultati delle
investigazioni non sono pubblicati soltanto su carta stampata, ma
sempre più sono diffusi elettronicamente mediante reti
telematiche e supporti digitali. Si tratta di cambiamenti
radicali che interessano non solo l'organizzazione delle aziende
editoriali, ma che coinvolgono l'intera produzione
scientifica. Si deve invece
riconoscere come troppo spesso la diffusione editoriale
convenzionale è legata a regole commerciali e alla
variazione delle strategie distributive, che non vengono incontro
all'esigenza degli studiosi di una vasta, capillare e accessibile
ricezione dei risultati della ricerca. L'attuale fase di
trasformazione pone la necessità di ripensare nuove
dimensioni della comunicazione scientifica, per indirizzare la
comunicazione di là dai limiti imposti dall'editoria
tradizionale. Nella comunità scientifica sussiste la
convinzione crescente che le tecnologie informatiche saranno
molto presto in grado di offrire nuove soluzioni alle esigenze di
andare oltre i tradizionali canali di distribuzione editoriale e
di contenimento dei costi. Si è assistito così ad
un progressivo passaggio verso forme non cartacee di
pubblicazione, le quali con il diffondersi di Internet sembrano
aver trovato una definitiva consacrazione. È difficile
sapere se la comunicazione scientifica va proprio in tale
direzione. Indubbiamente comprensibili sono le ragioni di questa
esigenza di utilizzare con efficacia gli strumenti della rete e
di riprendere il controllo della comunicazione scientifica,
sottraendo agli editori commerciali il predominio sull'editoria
specializzata (S. Bachrach [et al.], Who should own
scientific papers?). Non si va, infatti, molto lontano
dal vero quando si afferma che negli ultimi anni si è
assistito ad un processo di vera e propria concentrazione
editoriale, che ha consentito a pochi editori internazionali di
detenere la quasi totalità della produzione scientifica
(M. Santoro, Pubblicazioni cartacee e
pubblicazioni digitali). Il nostro
atteggiamento è piuttosto ispirato a fiducia e al tempo
stesso a cautela. La mia impressione è che il libro sia
tuttora insostituibile. Di fatto è utopistico pensare,
allo stato attuale delle cose, che i vecchi e cari libri, da
sempre veicolo del sapere nella sua forma più solida e
definita, potranno mai essere pienamente convertiti
all'elettronica. Forse le nuove generazioni, in grado di usare il
computer ancora prima di imparare a leggere e scrivere, la
penseranno diversamente. Oggi però persistono – e
non senza motivo – ancora perplessità nel sostituire
del tutto il foglio scritto con l'elettronica. La
“multicanalità” sembra essere il nuovo
orizzonte del processo organizzativo della comunicazione
scientifica. Si tratta di una scommessa forte e impegnativa.
È un progetto innovativo: produrre contenuti per due
canali – la stampa e l'online – impiegando sistemi
sempre più integrati e flussi di lavoro interamente
digitali, vale a dire automatizzati nel campo editoriale. Occorre, in altre
parole, saper cogliere nell'editoria convenzionale e in quella
elettronica due tendenze complementari, forse oggi perfino
reciprocamente indispensabili l'una all'altra. In ragione della
sua condizione bimediale, a mio avviso, la
“multicanalità” può oggi costituire uno
strumento di diffusione delle conoscenze più flessibile
rispetto a quello tradizionale affidato esclusivamente alla
stampa. A partire dal modello multicanale, inoltre,
l’editoria accademica può riappropriarsi di molte
funzioni di gestione e di controllo che sono sempre state svolte
per conto della comunità scientifica dalle case editrici.
Queste ultime non scomparirebbero, ma, di fatto, si verrebbe a
delineare un nuovo ruolo (K. Wittenberg, A New Model for Scholarly
Publishing). Il modello multicanale, in conclusione,
può effettivamente dare risposte alle rinnovate esigenze
della comunità scientifica, contando sia su una
molteplicità di tecnologie, sia su interessanti
alternative ai modelli commerciali delle case editrici,
facilitando le pubblicazioni scientifiche, velocizzando i
processi editoriali, allargando soprattutto in modo straordinario
l'orizzonte comunicativo. Kenneth Arnold,
The scholarly monograph is dead. Long live the scholarly
monograph, i Scholarly publishing on the electronic networks: the
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