Bollettino telematico di filosofia politica
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Ultimo aggiornamento 16 settembre 2003

La filosofia politica di Kant
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La storia e il progresso


La discussione della tesi sul progresso del genere umano si sviluppa in alcuni scritti di grande importanza, i quali si snodano tra il 1784 e il 1798, muovendo nell'articolo Idea per una storia universale dal punto di vista cosmopolitico fino alla pubblicazione dello Scritto sul progresso del genere umano contenuto nella seconda sezione de Il conflitto delle facoltà e dell'Antropologia pragmatica. In questo percorso in cui si assiste alla formulazione di una filosofia della storia entrano a pieno titolo tutti i maggiori scritti politici, come l'articolo sull'Inizio congetturale della storia degli uomini (1786) o il più celebre progetto filosofico Per la pace perpetua (1795), senza tralasciare le opere di maggiore rilievo teoretico come la Critica del Giudizio (1790), la Religione (1793-94) e la già ricordata Antropologia pragmatica.

La filosofia della storia è una parte del pensiero kantiano che potrebbe essere considerata persino come un elemento residuale del sistema, per via del profondo radicamento di quest'ultimo nel solco di una tradizione metafisica che alla storia aveva assegnato sempre uno statuto empirico; invece la sua importanza non deve essere affatto sottovalutata. La filosofia della storia è stata considerata nelle interpretazioni contemporanee la parte più debole della filosofia pratica kantiana, proprio perché legata indissolubilmente al problema della teodicea, la cui difficile fondazione caratterizza uno degli strappi maggiori del criticismo nei confronti della tradizione. Se la giustificazione di Dio attraverso la stretta porta della finitezza non può essere più argomento di dottrina teoretica, il tema del progresso storico si lega allora ad una riproposizione della teologia morale, e rappresenta anche una questione centrale per mettere a fuoco la peculiarità del pensiero politico di Kant. Infatti, è soprattutto attraverso la storia che s'impone l'importanza del ruolo della politica, la quale in forma rigorosa è concepita da Kant come una "dottrina applicata del diritto". Se la dottrina del diritto aveva trovato la propria conclusione nel diritto pubblico, con la contemporanea giustificazione del repubblicanesimo, nella sua intera estensione interna e internazionale, nella riflessione sulla storia la prospettiva kantiana appare incentrata soprattutto sull'evoluzione delle forme politiche e sull'incessante avvicinamento dell'umanità a quella stessa costituzione repubblicana che rappresenta l'unico ideale a priori della ragione 'politica'. Come si ritrova tra gli altri luoghi anche nella Religione, l'autentico "progresso" è l'approssimarsi della respublica phaenomenon alla respublica noumenon.

Nei termini della dottrina della storia, entrare nella prospettiva del progresso significa comprendere la possibilità di un sviluppo teleologico dei princìpi della Sittlichkeit, cioè dell'etica e del diritto: si tratta di uno sviluppo che nella Terza Critica viene approfondito nella dottrina trascendentale del metodo del "Giudizio riflettente". Nella Religione, la medesima tipologia della Urteilskraft è impiegata per intepretare il chiliasmo proprio della concezione cristiana della provvidenza. Quest'ultimo è un chiliasmo che la religione interpreta innanzi tutto come "realizzazione del regno di Dio sulla terra" e che per questa ragione Kant definisce propriamente come "chiliasmo teologico". Ma il filosofo estende anche questa figura anche alla politica e alla storia: la "costruzione di un repubblicanesimo esteso a tutti i popoli della terra, come una repubblica mondiale" può essere rappresentato come un chiliasmo filosofico. In tal modo, i temi della filosofia della religione, della filosofia della storia e della filosofia politica si trovano riuniti all'insegna del nuovo campo di indagine che investe il criticismo a partire dalla Critica del Giudizio; il Giudizio teleologico offre una struttura sistematica e una metodologia precisa ad un nucleo di riflessioni che erano già presenti in nuce molti anni prima del 1790.

Una conseguenza della concezione del progresso dell'umanità è il miglioramento delle istituzioni politiche storiche, secondo una concezione che nello scritto del 1798 Kant chiama anche "eudemonistica", espressione con la quale designa il miglioramento morale nel senso della libertà esterna degli uomini. Di più incerto esito è invece l'ammissione di un effettivo progresso nella sfera della libertà interna, cioè di un progresso etico vero e proprio dell'uomo, grazie al quale sia possibile determinare un cambiamento nella disposizione morale (Gesinnung). In quest'ultimo caso si avrebbe la realizzazione anche del chiliasmo teologico, che invece per il filosofo resta chiuso nel mistero insondabile della rivelazione e della fede. Anche nello Scritto sul Progresso l'ipotesi di una rigenerazione morale dell'animo umano cade, schiacciata sotto il peso dell'ineluttabilità del "male radicale", il quale corrompe necessariamente e ugualmente tutti gli uomini fin dalla nascita. Ma è proprio quest'ultimo che, allo stesso tempo e "per natura", li rende soggetti morali: bene e male non devono essere considerati come elementi esterni alla soggettività; piuttosto, è vero il contrario, cioè che nell'uomo essi sono "fusi insieme".

A una tale ineludibile conseguenza della filosofia morale, che vede il male quale elemento distintivo della finitezza e della dimensione terrena, fa da contrappunto la filosofia della storia. Attraverso i segni prognostici che possono essere tratti dalle vicende terrene degli uomini è possibile alleviare il pessimismo che proviene dalla constatazione del male radicale. Gli individui nel loro genere hanno una destinazione all'umanità, che si manifesta attraverso la vita associata nella società civile; la vita in comunità costituisce una via aperta per il progresso, una strada nella quale l'Antropologia identifica il carattere specifico della destinazione del genere umano (Lezioni di etica, pp. 287-288; Antropologia, pp. 223-228).

Recente letteratura
Drube, Carolin, Idee zu einer allgemeinen Geschichte in weltbürgerlicher Absicht. Eine geschichtsphilosophische Abhandlung zwischen Zeitkritik und Zukunftsvision, in Kant als politischer Schriftsteller, cit.

Hinske, Norbert, Die Bestimmung des Menschen, Hamburg 1999.

Castillo, Monique, Kant. Histoire et politique, Paris 1999.

Müller, Ernst, "Gerichtsbarkeit bis in die verborgensten Winkel des Herzens". Ästhetische Religiosität als politisches Konzept (Kant – Schiller – Humboldt), in Ästhetik des Politschen – Politik des Ästhetischen, hrsg. von Karlheinz Barck und Richard Faber, Würzburg 1999.

Pauen, Michael, Teleologie und Geschichte in der "Kritik der Urteilskraft", in Aufklärung und Interpretation, cit., pp. 197-216.

Bondeli, Martin, Von Herder zu Kant, zwischen Kant und Herder, mit Herder gegen Kant - Karl Leonhard Reinhold, in Herder und die Philosophie des deutschen Idealismus, hrsg. von Marion Heinz, Amsterdam-Atlanta 1997, pp. 203-234.

Dupré, Louis, Kant's Theory of History and Progress, in "Revue de Metaphysique et de Morale", 51 (1998), pp. 813-828.

Ludwig, Bernd, Bemerkungen zum Kommentar Brandts: Will die Natur unwiderstehlich die Republik?, "Kant-Studien", 89 (1998), pp. 80-83.


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Il Bollettino telematico di filosofia politica è ospitato presso il Dipartimento di Scienze della politica della Facoltà di Scienze politiche dell'università di Pisa, e in mirror presso www.philosophica.org/bfp/

A cura di:
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Emanuela Ceva
Dino Costantini
Nico De Federicis
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Progetto web
di Maria Chiara Pievatolo


Periodico elettronico
codice ISSN 1591-4305
Inizio pubblicazione on line:
2000

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